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MARTINO NICOLETTI, CANTARE TRA LE MANI: UN VIAGGIO TRA GLI ISMAILITI DELL’HINDUKUSH, TORINO, LINDAU, 2014

Nato in occasione di un lungo viaggio del suo autore, compiuto sotto la protezione di una scorta armata nella regione montuosa dell’Hindukush, fra Pakistan e Afghanistan, il libro offre un inedito spaccato della vita e l’universo spirituale degli Ismailiti, uno dei gruppi più affascinanti e controversi dell’Islam sciita, oggi posto a diretto confronto con la minaccia talebana.

Per secoli avvolti in Occidente da un’aura di mistero e terrore, legata a figure leggendarie e fosche quali il loro carismatico capo, il Vegliardo della Montagna, e i suoi temibili “assassini” – guerrieri votati al martirio –, gli Ismailiti sono una minoranza religiosa ricca e complessa caratterizzata per la fede indiscussa nella figura dell’Imam – rappresentante terrestre del Profeta e depositario vivente dell’interpretazione esoterica del Corano – e per una spiccata vocazione mistica, destinata a propiziare una tangibile e intima unione tra il fedele e il divino.

La qualità dell’affilata scrittura di Nicoletti si riflette efficacemente nella suggestione delle sue fotografie in bianco e nero riprodotte nel volume e realizzate con apparecchi fotografici vintage, trasformando un diario di viaggio personale e irripetibile in un documento dal significato più ampio: una testimonianza sulla bellezza e la profondità dell’incontro tra civiltà diverse, come anche sulla complessità che ogni autentico dialogo tra mondi, da sempre, riserva.

Una testimonianza coraggiosa e fortemente inattuale sul senso del viaggio, sui molteplici volti dell’Islam contemporaneo e sui pericoli del pensiero debole che contraddistingue larga parte dell’Occidente.

« Il villaggio di Buni è bellissimo. Come non dirlo? Come non ripeterselo di continuo tra zigomi e nuca. Tra mandibola e alluci.

Tra le case, campi di grano e donne chine a mieterlo. Donne avvolte dalla luce radente di un pomeriggio estivo. Poco più lontano, persone che protendono braccia verso alberi. Che si immergono tra le fronde e ne estraggono, come fossero gemme, grappoli di ciliege mature e di albicocche.

Alzando gli occhi, solo montagne e cime innevate. E pure un altro sole, identico a quello che inonda la vita. Un altro sole che in questo momento imbeve di luce il villaggio. Lunghi sorsi, fin dentro. Fino al freddo che sta dentro la terra. Fin dove si può. Luce. »

Martino Nicoletti, Cantare tra le mani: un viaggio tra gli Ismailiti dell’Hindukush, Torino, Lindau, 2014